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Super ammortamento anche per il cloud, parte l’estensione – Un’ulteriore proposta mira a concedere tre mesi di incentivo in più

Pronti a entrare nel decreto crescita correttivi sul superammortamento e sull’iperammortamento fiscale. Su questi temi sono tre gli emendamenti della maggioranza “segnalati”, che cioè dalla prossima settimana saranno messi comunque al voto nelle commissioni Bilancio e Finanza della Camera.

L’emendamento che vede come primo firmatario Luigi Iovino (Movimento 5 Stelle) punta ad estendere la platea dei beni incentivabili con il superammortamento al 130%, ovvero la maggiorazione del 30% del costo rilevante per ammortamenti e canoni di leasing. La proposta, oltre alle spese per beni materiali strumentali nuovi, include anche quelle (inclusi i canoni) per l’accesso a software, sistemi e servizi IT erogati in «cloud» o via piattaforma web che siano strumentali alla cybersicurezza dell’impresa.

Interviene invece sull’arco temporale della misura l’emendamento leghista che ha come prima firmataria Laura Cavandoli. Dopo la mancata proroga in legge di bilancio, come noto il governo aveva fatto retromarcia reintroducendo il superammortamento nel decreto crescita, per investimenti effettuati dal 1° aprile al 31 dicembre 2019 (con coda a tutto giugno 2020 per le prenotazioni entro fine 2019). Ora la proposta della Lega punta a far partire il periodo agevolabile dal 1° gennaio e non più dal 1° aprile, concedendo quindi tre mesi in più di incentivo.

Un ulteriore emendamento leghista (prima firma di Silvana Comaroli) agisce sugli investimenti già effettuati per beneficiare dell’iperammortamento, ovvero la maggiorazione legata non ai beni strumentali tradizionali ma a quelli interconnessi con sistemi digitali 4.0. In pratica la proposta, limitatamente ai pagamenti effettuati entro il 30 settembre 2018, fa salve e ammette all’incentivo le operazioni per le quali il saldo dell’ordine è avvenuto anche mediante il rilascio di fideiussioni bancarie a garanzia.

Altri emendamenti della maggioranza mirano ad ampliare il raggio d’azione dei nuovi incentivi per la digitalizzazione delle imprese. Due diverse proposte dei 5 Stelle (Mirella Liuzzi e Andrea Vallascas) si concentrano sull’estensione a blockchain, intelligenza artificiale e internet of things degli ambiti tecnologici per i quali si potrà beneficiare di agevolazioni finanziarie finalizzate alla trasformazione digitale (saranno definite con un provvedimento attuativo del Mise). Il testo di un altro grillino, Massimiliano De Toma, abbassa invece la soglia dimensionale delle imprese ammissibili all’agevolazione. I progetti incentivabili dovrebbero avere un valore di almeno 50mila euro (e non più di 200mila euro) e le aziende un fatturato di almeno 100mila euro (e non più di 500mila euro). Se passasse l’emendamento, verrebbe inoltre cancellata la condizione in base alla quale l’impresa beneficiaria deve operare in via prevalente o primaria nel settore manifatturiero o comunque nei servizi per le aziende manifatturiere.

Sempre a firma Liuzzi (M5S) tra i “segnalati” c’è anche l’emendamento che taglia nella misura di 30 milioni (10 per il 2019 e 20 per il 2020) il «Fondo per interventi volti a favorire lo sviluppo del capitale immateriale, della competitività e della produttività» per dirottarli a sostegno di progetti di ricerca , anche in collaborazione con gli enti locali e in collegamento al 5G, relativi al tris di tecnologie su cui M5S si sta giocando tutto: blockchain, intelligenza artificiale e internet of things.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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