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SUD, DOPPIO BONUS PER LE IMPRESE

Gli incentivi. Lo sgravio al 100% si somma alle mensilità di reddito di cittadinanza – Card per ogni familiare
Pensioni. Stimate 2,5 milioni di uscite anticipate in 10 anni con quota 100 e proroghe di Opzione donna e Ape social
Doppio incentivo per le imprese che assumono disoccupati al Sud. Oltre infatti alle mensilità (da 5 a 18) di reddito di cittadinanza, il datore potrà contare, in aggiunta, sul bonus Sud, appena prorogato dalla legge di Bilancio per il 2019 e 2020. Si tratta di uno sgravio al 100%, fino cioè a 8.060 euro annui (finanziato con fondi Ue, 500 milioni l’anno per i prossimi due anni) a vantaggio dell’azienda che assume a tempo indeterminato under35, o lavoratori senior senza un impiego da almeno sei mesi.
La novità è contenuta nell’articolo 8, comma 7, del “decretone”, che istituisce reddito e pensione di cittadinanza e quota 100. Il meccanismo del doppio incentivo per i datori di lavoro funziona così: i due esoneri scattano al momento dell’assunzione a tempo indeterminato, sommandosi, in modo simultaneo. Se il datore, poi, con il bonus Sud, esaurisce gli sgravi contributivi, le mensilità di reddito di cittadinanza sono fruite sotto forma di credito d’imposta, le cui modalità d’accesso verranno definite, entro 60 giorni, da un apposito decreto Lavoro-Mef.
«Abbiamo introdotto un meccanismo di incentivazione molto robusto e flessibile – spiega Pasquale Tridico, economista del Lavoro all’università di Roma Tre e consigliere economico del vicepremier Luigi Di Maio -. Ora mi aspetto una spinta all’occupazione stabile, specie nel Mezzogiorno. Il credito d’imposta, inoltre, potrebbe rappresentare una leva importante per supportare la formazione del personale neo assunto».
Il reddito di cittadinanza è compatibile anche con la Naspi (l’indennità di disoccupazione); e chi beneficerà del sussidio (e sottoscriverà il patto per il lavoro) potrà usare pure l’assegno di ricollocazione (da 250 a 5mila euro, a seconda della difficoltà di collocabilità del soggetto) per potenziare le attività di formazione o di riqualificazione professionale. Un’altra novità, nell’ultima versione del provvedimento, è che la Card, dove verrà accreditata la misura, spetterà a ciascun componente della famiglia (il beneficio sarà così suddiviso per ogni singolo componente).
Sul fronte pensioni a pesare sul flusso di nuovi pensionamenti “d’anzianità”, o con gli altri strumenti prorogati o attivati dal maxi-decreto, è pure la possibilità per chi avrà maturato i requisiti di «quota 100» (almeno 62 anni d’età e 38 di contribuzione) nel triennio 2019-2021 di decidere di uscire anticipatamente dal lavoro anche al termine della sperimentazione e, quindi, negli anni successivi (v. Il Sole 24 Ore di ieri). La conferma arriva dalla stessa relazione tecnica allegata al Dl, che, dopo le ultime limature della Ragioneria prima della bollinatura, ad esempio sulle procedure da adottare per le uscite con Opzione donna nel pubblico impiego, è stato trasmesso ieri sera al Quirinale per la controfirma del Capo dello Stato e poi essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (probabilmente lunedì). Le valutazioni fatte per stimare l’impatto di «quota 100» ipotizzano una propensione al pensionamento per gli anni successivi al «compimento del requisito ordinario» pari al 40% per i lavoratori del settore privato e al 45% per quelli pubblici.
Complessivamente nei prossimi dieci anni (dal 2019 al 2028) la relazione tecnica stima oltre 2,5 milioni di nuove uscite anticipate, 2,3 milioni delle quali con «quota 100» e con il canale esclusivamente “contributivo” a prescindere dall’età anagrafica (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne senza adeguamenti alla speranza di vita fino al 2026). In quest’ultimo caso i pensionamenti previsti sono quasi 790mila, quasi 83mila sono quelli attesi nel decennio con Opzione donna, 42mila con la proroga dell’Ape sociale (con effetti solo fino al 2023) e più di 74mila con la sospensione per sette anni dell’incremento legato alla speranza di vita per le uscite dei lavoratori “precoci”. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, afferma che «quota 100» costerà «32 miliardi in più di debito implicito» se durerà solo tre anni come previsto.
Fonte:Il Sole 24 Ore

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